Asilo presso Trinidad de Cuba

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Sognano un risveglio senza l'embargo: dopo cinquant'anni il sogno diventa realtà.

lunedì 21 marzo 2011

Storia e politica

STORIA E POLITICA



Si pensa che i primi esseri umani siano arrivati nell'isola di Cuba dal Sud America intorno al 3.500 A.C. Si trattava di popoli di pescatori e cacciatori-raccoglitori, cui si aggiunsero in seguito gli agricoltori indiani Arawak (Taíno). Quando arrivarono gli Spagnoli alla fine del XV Secolo, tre quarti della popolazione di Cuba (100.000 persone) erano Arawak di lingua taíno. Colombo avvistò Cuba il 27 ottobre 1492 e, nonostante la bellezza di quella che egli descrisse come “la terra più bella che occhi umani abbiano mai visto”, gli Spagnoli la ignorarono e fondarono il loro primo insediamento a Santo Domingo, sull'isola di Hispaniola. Nel 1512 Diego Velázquez de Cuéllar guidò un gruppo di 300 persone da Hispaniola a Cuba, prendendone possesso in nome della Corona spagnola, e nel giro di 2 anni costituì i primi 7 centri abitati. Gli Spagnoli massacrarono migliaia di aborigeni, malgrado le proteste di Velázquez, e costrinsero gli altri a ritirarsi verso Ovest. Cuba, però, non aveva grandi giacimenti d'oro e dopo il 1516 Velázquez finanziò quattro spedizioni in Messico, tra cui quella di Hernán Cortés dal 1519 al 1521, facendo di Cuba un avamposto spagnolo per la colonizzazione del Sud America.



Grandi latifondi furono creati nell'Isola con il sistema dell’encomienda, che fondamentalmente ridusse in schiavitù gli Indios con il pretesto di dare loro un'istruzione religiosa. Nel 1542, quando il sistema fu abolito, la deleteria combinazione di sfruttamento e malattie europee aveva ridotto la popolazione indigena ad appena 5.000 unità. Gli Spagnoli, allora, cominciarono ad importare schiavi africani per supplire alla mancanza di manodopera. A differenza del Nord America, i vari gruppi tribali furono tenuti insieme permettendo la sopravvivenza di alcuni aspetti della loro cultura. Gli schiavi furono mandati al lavoro nei ranch e i prodotti bovini – pelle e carne essiccata – rimasero la base dell'economia cubana fino agli inizi del XVIII Secolo, quando il tabacco divenne la coltura principale.



Intanto le altre potenze europee cominciavano a minacciare le colonie spagnole nei Caraibi: gli Inglesi invasero la Giamaica nel 1655, Haiti cadde nelle mani dei Francesi nel 1697 e Cuba era sotto la costante minaccia di attacco. Gli Inglesi invasero Cuba il 6 giugno 1762, espugnando L'Avana e occupandola per 11 mesi. In questo periodo importarono 4.000 schiavi africani e diedero un forte impulso al traffico commerciale. La produzione di zucchero divenne la principale industria del Paese, dal momento che l'indipendenza degli Stati Uniti nel 1783 aprì un nuovo enorme mercato e l'insurrezione degli schiavi ad Haiti nel 1791 eliminò il principale concorrente. Nel 1820 Cuba era il più importante produttore di zucchero, anche grazie a decine di migliaia di nuovi schiavi fatti giungere dall'Africa.



In seguito alle attività rivoluzionarie di Simón Bolívar in Sud America tra il 1810 e il 1825, Cuba e Puerto Rico rimangono le uniche 2 colonie spagnole dell'emisfero occidentale. I lealisti spagnoli fuggono dalle ex colonie e arrivano in gran numero a Cuba. Il 10 ottobre 1868 il possidente terriero creolo Carlos Manuel de Céspedes libera i suoi schiavi e guida la Prima Guerra d'Indipendenza. Dopo 10 anni di combattimenti e 200.000 vittime i ribelli erano esausti e fu firmato un accordo che concedeva loro l'amnistia. Gli Spagnoli cercarono di placare la comunità creola, mentre gli USA si preparavano ad annettere l'Isola. Nel frattempo, un gruppo di ribelli cubani esiliati negli Stati Uniti cominciò a pianificare il rovesciamento del Governo coloniale spagnolo. Tra loro c'era José Martí, insigne letterato che sarebbe diventato l’eroe nazionale (‘el Apóstol’), che con il suo comandante militare, il generale Máximo Gómez, sbarcò nella parte orientale di Cuba nel 1895, ma appena poche settimane dopo fu ucciso dalle truppe spagnole durante la battaglia di Dos Ríos, sul fiume Cauto. Gómez e il leader rivoluzionario Antonio Maceo si spinsero verso Ovest, bruciando tutto ciò che incontravano, piantagioni di zucchero, campi e città. La Spagna inviò allora l'implacabile Valeriano Weyler per soffocare la rivolta, che aveva ormai assunto proporzioni da guerra civile ma, pur riuscendo nell'intento, i metodi dello spietato generale, che istituì campi di concentramento ove perse la vita un terzo della popolazione rurale del Paese, dando alle fiamme le proprietà e saccheggiando le città, portarono l'economia agricola ad una situazione di stallo. Nel giugno del 1897 il Primo Ministro spagnolo Antonio Cánovas, nettamente contrario all'indipendenza di Cuba, fu assassinato da un anarchico filocubano e il nuovo Governo scelse una linea più conciliante.



Il tempo era ormai maturo per un'annessione da parte degli Stati Uniti. Dopo l'esplosione nel gennaio 1898 dell’incrociatore “Maine”, ancorato poco al largo del porto dell'Avana, la stampa nordamericana fomentò gli intenti bellicosi. Quando la Spagna declinò un'offerta di 300 milioni di Dollari per l'acquisto dell'Isola, gli USA le dichiararono guerra. Le ostilità durarono 3 mesi, fino alla resa degli Spagnoli. Un emendamento approvato simultaneamente alla dichiarazione di guerra alla Spagna impegnava gli Stati Uniti a rispettare il diritto di Cuba all'autodeterminazione, e solo questo impedì loro di aggiungere Cuba alle annessioni di Portorico, Guam e le Filippine del Trattato di Parigi del 10 dicembre 1898, dovendosi accontentare di occupare l’Isola militarmente. Il ruolo determinante avuto dai patrioti cubani (i ‘mambises’) che avevano lottato per l’indipendenza di Cuba, pur avendo ormai già quasi sconfitto del tutto gli Spagnoli sui campi di battaglia ancor prima dell’intervento statunitense, viene completamente disconosciuto ed i Cubani non sono nemmeno ammessi ai negoziati di pace, anche per i sentimenti razzisti dei Nordamericani nei confronti di un esercito valoroso di tutte le razze ed estrazioni sociali, ma povero e ‘straccione’ e, soprattutto, guidato da ufficiali negri e mulatti.



Il nuovo Governatore militare, il generale John Rutter Brooke, insieme al suo successore avviò una serie di progetti, costruendo scuole e migliorando il sistema sanitario pubblico, in modo da legare maggiormente Cuba agli USA. L'Emendamento Platt concesse agli USA il diritto d’intervenire militarmente negli affari interni dell'Isola e, di fronte alla scelta di accettare l'emendamento o restare indefinitamente sotto l'occupazione militare statunitense, i Cubani scelsero il male minore. Nel 1903 gli USA utilizzarono l'emendamento per tutelare i loro interessi sull'Isola, costruendo una base navale nella Baia di Guantánamo. Oggi, questo (tristemente noto) abominio giuridico, simbolo dell'imperialismo nordamericano, esiste ancora ed è un insulto al proclamato rispetto dell'autodeterminazione cubana.



Negli anni '20 del XX Secolo le società statunitensi possedevano due terzi delle terre agricole cubane e, mentre le tariffe sfavorivano le industrie manifatturiere, fiorì il turismo legato al gioco d'azzardo e alla prostituzione, in concomitanza con il periodo del Proibizionismo negli USA. Il crollo del prezzo dei beni di consumo dopo la crisi degli anni '30 provocò sommosse civili violentemente soffocate dal presidente Gerado Machado y Morales. Nell'agosto 1933 Morales fu rovesciato da un colpo di stato e un sergente dell'esercito, Fulgencio Batista, assunse il potere. Per i 20 anni successivi il corrotto Batista ottenne, perse e riottenne il potere, mentre Cuba crollava e i suoi settori principali finivano in mani straniere. Gli anni della corruzione politica e dell'ingiustizia sociale finirono dopo una campagna di guerriglia guidata dal giovane avvocato Fidel Castro Ruz. La notte del Capodanno 1959 Batista fugge da Cuba e si rifugia nella Repubblica Dominicana, portando con sé 40 milioni di Dollari Americani di denaro pubblico. Fidel Castro fu nominato Primo Ministro e cominciò subito a riformare l'economia dell'Isola varando per prima la Legge di Riforma Agraria che eliminò il latifondo, nazionalizzando qualsiasi terreno che superasse i 400 ettari (tipo quelli della multinazionale United Fruit), abbassando le tariffe degli affitti e dell'elettricità. Le relazioni con gli USA si deteriorano e gli interessi nordamericani furono toccati direttamente dalla statalizzazione degli zuccherifici e delle società petrolifere, telefoniche ed elettriche. Di conseguenza, gli USA tagliarono le importazioni di zucchero cubano e la CIA addestrò un esercito mercenario per rovesciare il giovane Governo Rivoluzionario. Per tutta risposta, l'Unione Sovietica si offrì di acquistare lo zucchero in eccesso ed inviò esperti commerciali e tecnici sull’Isola. Quasi subito dopo la salita al potere di Fidel e dei suoi barbudos cominciò un massiccio esodo dei settori più facoltosi e benestanti della società cubana dell’epoca, che in gran parte si stabilì poco distante, a Miami, dove da allora hanno organizzato violente campagne controrivoluzionarie e hanno esercitato (ed esercitano tuttora) una forte influenza sulla politica estera statunitense.



Fidel proclamò per la prima volta il carattere socialista della Rivoluzione cubana in un discorso a L’Avana in onore ai caduti sotto gli attacchi aerei precedenti alla fallita invasione della Baia dei Porci (Playa Girón) dell'aprile 1961, tentata da 1.400 mercenari cubani organizzati, finanziati, addestrati e armati dalla CIA, supportati logisticamente e appoggiati da 6 navi della Marina e dall’Aviazione statunitensi. Con il prestigio internazionale suscitato dalla prima sconfitta dell’imperialismo in America, Fidel Castro e Che Guevara cominciarono a sostenere attivamente i movimenti rivoluzionari e di liberazione in Sud America e in Africa, inviando consulenti per favorire le insurrezioni in Zaire, Angola, Mozambico, Bolivia (ove Che Guevara fu ucciso per ordine della CIA) ed Etiopia. La risposta degli USA fu il sostegno ai sanguinosi regimi dittatoriali di quei Paesi e l'inizio di un ottuso e spietato blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba (bloqueo, eufemisticamente chiamato embargo sui media occidentali), il più lungo e rigido della Storia (tuttora in vigore), che impedisce il normale commercio e i collegamenti tra i due Paesi, causa di costi aggiuntivi ed ingenti danni alla popolazione cubana. Cuba entra perciò nel campo socialista dell’Unione Sovietica.



I problemi del Paese diventano enormi con il crollo del campo sovietico nel 1989, giacché la Russia ha richiamato immediatamente in patria gli 11.000 militari e tecnici che vivevano lì, dando luogo a Cuba al cosiddetto periodo especial. Gli Stati Uniti, cinicamente, hanno mantenuto e, anzi, inasprito ulteriormente le loro severissime misure contro Cuba, che è rimasta ben presto isolata politicamente ed economicamente. Nel dicembre 1991 la Costituzione cubana è stata emendata per eliminare qualsiasi accenno al marxismo-leninismo. Nel 1993 sono state approvate delle leggi che permettevano ai Cubani di possedere e utilizzare i Dollari Americani, è stato esteso il lavoro autonomo in 100 settori commerciali e, inoltre, sono stati aperti i mercati degli agricoltori. Nel 1994 sono state introdotte delle tasse sui redditi e sui profitti in Dollari e nel settembre 1996 alle società straniere in joint venture (a capitale misto, o anche totalmente straniero) è stato concesso di possedere e gestire imprese commerciali e tenute agricole. Nel 1996 gli USA hanno risposto a questa nuova apertura irrigidendo il loro criminale e genocida bloqueo con la legge extraterritoriale Helms-Burton, che permette agli Statunitensi d’intraprendere azioni legali contro le società straniere che hanno rapporti economici e commerciali con Cuba e, di fatto, impedisce l’accesso di Cuba ai consueti canali del credito finanziario.



Il Governo cubano è spesso pretestuosamente criticato sui media filo-atlantici per il mancato rispetto, in generale, dei diritti umani, quando più propriamente, casomai, ci si dovrebbe riferire al più ristretto campo dei diritti civili. E’ paradossale che ad invocare il rispetto dei diritti umani siano proprio i responsabili delle efferatezze commesse ad Abu Grahib e Guantánamo (tra l’altro, territorio cubano illegalmente occupato dagli Stati Uniti). In un Continente ove ci sono migliaia di prigionieri politici, i nostri media s’interessano solo di quelli cubani che, diversamente dagli altri, non rischiano tortura né morte. In realtà, molti di loro sono stati reclusi per reati comuni e non per meri reati di opinione, altri sono mercenari o terroristi. Questa particolare situazione, inoltre, deve essere considerata nel contesto dell’incessante opera di destabilizzazione da parte degli Stati Uniti, ove l’influente lobby anticubana dal Trionfo della Rivoluzione cubana (1° gennaio 1959) in poi condiziona pesantemente tutta la politica estera verso Cuba delle diverse Amministrazioni USA che si sono succedute. Di fatto, viene usata la questione dei diritti umani come arma politica contro Cuba, ove i diritti umani, a cominciare dalla tutela della vita, sanità ed istruzione gratuite ed estese a tutti, sono in realtà assai meglio tutelati che altrove (e non solo limitandosi al contesto latino-americano).



Dopo un incontro di 6 ore tra l'Arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega, il Ministro degli Esteri spagnolo, Moratinos, e il Presidente Raúl Castro, il 7 luglio 2010 Ortega ha emesso un comunicato stampa, pubblicato sul quotidiano cubano “Granma”, in cui si annuncia da parte del Governo cubano la liberazione di 52 prigionieri di coscienza indicati da Amnesty International, i primi 5 nelle prime ore dopo il comunicato ed i restanti nell'arco di 3-4 mesi. Complice la criminale “Ley de Ajuste cubano” che, in deroga alle severe normative migratorie USA, concede la cittadinanza statunitense ai cubani che toccano terra ferma negli USA (non importa se allo scopo sequestrano un aereo o un’imbarcazione o si macchiano di altri gravi delitti), per motivi economici ogni anno centinaia di cubani sfidano le acque dello Stretto della Florida, sperando di ottenere, una volta toccata terra, residenza e cittadinanza nordamericana.



Il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba dagli Stati Uniti (come già detto, il più lungo della Storia) viene condannato ogni anno dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite da sempre più Paesi, ormai quasi all’unanimità: nel 2009, per la 18ma volta consecutiva, la risoluzione di Cuba all'ONU contro il bloqueo USA è passata con la schiacciante maggioranza di 187 voti su 192 Paesi; solo 3 i no (Usa, Israele e Palau) e solo 2 gli astenuti (Isole Marshall e Micronesia). Gli Stati Uniti sono sempre più isolati e sconfitti ed è solo grazie all’arroganza della loro forza militare che riescono ad imporre al mondo, dal 1962, questa barbarie del blocco a Cuba. Gli USA sostengono che si tratti di rapporti bilaterali tra 2 Stati, mentre invece, di fatto, esso ha pesanti implicazioni extraterritoriali che violano le leggi che regolano il commercio internazionale. Molti membri del Congresso statunitense appoggiano i disegni di legge volti ad attenuare il c.d. embargo, in particolare per cibo e medicine, così come le restrizioni sui trasporti. Le Amministrazioni nordamericane affermano che la condizione principale per l'annullamento del bloqueo sarebbe la cosiddetta “transizione democratica”, affinché a Cuba (cioè in quello che, storicamente, è considerato dagli USA il proprio “cortile di casa”), sotto la guida e la supervisione della Casa Bianca, possano indire una consultazione elettorale pluripartitica, reale espressione (secondo loro) della democrazia (del tipo della farsa che stanno celebrando nell’Iraq e nell’Afganistan occupati, ove sarebbero andati, appunto, ad esportare la democrazia). Forse è una fortuna per Cuba che non possieda risorse tali da rappresentare un’ambita preda da parte dei saccheggiatori multinazionali.



Comunque, alla Fiera dell'Avana svoltasi alla fine del settembre 2002 hanno partecipato circa 300 aziende nordamericane del settore agroalimentare che ritengono l'embargo (in realtà bloqueo) un pesante limite per gli stessi imprenditori statunitensi, soprattutto agricoltori e allevatori. Attualmente Cuba importa dagli USA il 16% del fabbisogno alimentare, ma l'obiettivo degli imprenditori agroalimentari statunitensi è di arrivare al 60%, anche grazie ad occasioni come questa Fiera, organizzata in collaborazione con il Dipartimento del Tesoro e del Commercio dell'Amministrazione statunitense che, d’altra parte, ostacola le normali attività commerciali con tutta una serie di eccezioni e pretese assurde, quali ad esempio il pagamento da parte cubana in contanti ed in anticipo.



Il 2007 è continuato con le difficoltà dell'anno precedente. Negli Stati Uniti molte associazioni e congressisti democratici e repubblicani (a gennaio una delegazione ufficiale si è recata a Cuba) hanno chiesto con fermezza l'eliminazione delle sanzioni economiche imposte al Governo di Cuba. Il desiderio è di influenzare le decisioni (o, meglio, le ossessioni) delle amministrazioni nordamericane, che devono rispondere elettoralmente agli interessi della mafia terrorista e controrivoluzionaria di Miami. Dal canto suo, la Cina ha manifestato un forte interesse per le sorti di Cuba, anche in virtù degli accordi firmati dal Presidente cinese Hu Jintao con l'Isola caraibica.



Alla fine del mese di luglio 2006 Fidel (allora 80enne) è stato ricoverato per gravi problemi di salute. Il 24 febbraio 2008 è stato eletto nuovo Presidente di Cuba il fratello minore, Raúl Castro (di 5 anni più giovane), ex Ministro della Difesa e in precedenza numero due in tutte le principali cariche di Stato, rivoluzionario da sempre e sopravvissuto prima allo sfortunato assalto alla Caserma Moncada di Santiago de Cuba il 26 luglio 1953, poi alla spedizione del “Granma” nel 1956 e alla successiva Guerra di Liberazione partita dalle montagne della Sierra Maestra.

da cubainforma.it